Nel corso di una serata
nella quale venivano presentati i vitigni resistenti PIWI,
l’intervento di Filippo Menegaldo poneva l’attenzione sulla
coltivazione degli ibridi produttori presenti nella sua azienda.
Vitigni di Clinto, Bacò, Isabella e Villard Blanc, vecchie vigne
piantate nei terreni della sua famiglia dal Bisnonno e dal Nonno.
Queste coltivazioni erano state vietate da una Legge del 1931 che non
è mai stata abrogata; questo divieto attualmente è stato portato
all’attenzione anche della Comunità Europea. Il suo impegno era
volto alla tutela, al recupero ed alla legalizzazione di una
produzione che non necessita, per la coltivazione, di interventi
fitosanitari. Sono oltretutto dei vitigni che hanno rappresentato una
parte della storia dei nostri territori e di una economia rurale
ormai scomparsa.
Incuriosita e
favorevolmente colpita da questo ragazzo che dimostrava una grande
conoscenza ed anche una composta saggezza, sono andata a trovarlo
nella sua Azienda.
L’Azienda famigliare
Madorbo è situata nel borgo da cui prende il nome, nel Comune di
Cimadolmo lungo il corso della Piave, nei territori che ricordano gli
accadimenti della Grande Guerra.
Nell’azienda vengono
coltivate con metodi tradizionali e naturali diverse qualità di
zucche che vengono trasformate in confetture, mostarde, liquori e
birra. Vengono anche trasformati in succhi naturali e confetture le
more di gelso ed il sambuco. Molto particolare ed assolutamente
deliziosa la produzione artigianale di marmellate e succhi con le uve
di Clinto, Bacò, Fragola Bianca.
Durante la nostra
piacevole ed istruttiva chiacchierata Filippo mi ha raccontato la sua
volontà di recuperare il frutto, quasi del tutto dimenticato, del
Mirabolano (Prunus Cerasifera) che nelle nostre zone chiamiamo
“Amolo”. Anche la preservazione delle siepi ed il mantenimento
della Biodiversità ispiravano la sua attività imprenditoriale,
biodiversità che contribuisce ad ottenere prodotti qualitativamente
elevati, in una visione olistica della natura dove tutti gli elementi
lavorano in sinergia.
Il Primo Agosto la giovane
vita di Filippo si è interrotta.
E’ facile, e direi
naturale, quando avvengono queste tragedie, cadere nella retorica, ma
noi tutti dobbiamo essere grati a Filippo non soltanto per la sua
tenacia ed il suo amore verso la propria terra, ma per la sua
missione, quella di una agricoltura il più possibile naturale e
rispettosa del territorio con lo scopo anche di valorizzare e
tutelare quelle produzioni che una esasperante modernizzazione, con
lo sguardo rivolto al profitto ed alla grande distruzione, sta
purtroppo travolgendo.
Fortunatamente i principi
che hanno ispirato il suo lavoro sono condivisi da altri agricoltori,
artigiani della terra, che potremmo definire pacifici rivoluzionari
che vivono nelle campagne. La nuova rinascita culturale ed umana,
lontana dai proclami e dalle banalizzazioni, predilige suoli integri,
rispetto degli animali e degli uomini, cibi e bevande sane e non
standardizzate.
Facciamo in modo che il
lavoro di Filippo, la sua visone e la sua missione, come quella delle
molte altre persone che ne condividono i principi, possano continuare
e prosperare.
02/08/2019
Antonella
Pianca
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